Nel 2023 il Pil del Mezzogiorno dovrebbe crescere
dello 0,4%, mentre il Centro-Nord dovrebbe registrare una crescita doppia
(+0,8%). E’ quanto emerge
dal rapporto Svimez (associazione per lo sviluppo dell’industria nel
Mezzogiorno) per il 2023, nel quale si ricorda che è prevista una crescita a livello nazionale pari
allo 0,7%.
Quindi nel 2023, per quanto riguarda il Pil, dovrebbe aumentare il divario tra il Sud e il Centro-Nord.
Nel 2024, invece, la crescita del Pil nel Sud, per effetto degli investimenti del Pnrr, dovrebbe essere uguale a quella che si verificherà nel Centro-Nord.
Ma nel 2025 il divario dovrebbe di nuovo manifestarsi. Infatti si stima che la crescita nel Sud dovrebbe essere pari allo 0,9%, mentre nel Centro-Nord all’1,3%.
E il crescente divario tra il Sud e il Centro-Nord non riguarda solo l’andamento del Pil.
Nel 2022 l’aumento dell’inflazione ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle famiglie a più basso reddito e, poiché esse sono più concentrate nel Mezzogiorno, l'inflazione ha eroso 2,9 punti del reddito disponibile delle famiglie meridionali, oltre il doppio del dato relativo al Centro-Nord (-1,2 punti).
Inoltre il Sud ha continuato a perdere popolazione.
Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord (81%).
Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808.000 under 35, di cui 263.000 laureati.
L'incremento dell'occupazione, maggiore nel Sud che nel resto del Paese, non è stato sufficiente ad alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari.
Infatti il rapporto Svimez 2023 indica in “salari, lavoro povero ed emigrazioni giovanili le questioni più urgenti”.
Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, dal 7,6 fino al 9,3%: quasi una su 10. In generale nel 2022, erano 2,5 milioni le persone che vivevano in famiglie in povertà assoluta al Sud: 250.000 in più rispetto al 2020 (-170.000 al Centro-Nord).
Il Sud, poi, è contraddistinto da gravi ritardi nell'offerta di servizi per la prima infanzia, evidenziati dai dati sui posti nido autorizzati per 100 bambini tra 0-2 anni nel 2020: Campania (6,5), Sicilia (8,2), Calabria (9) e Molise (9,3).
L'Italia, come è noto, presenta una delle percentuali più basse di popolazione laureata in Europa, con il 29% dei giovani tra 25 e 34 anni che hanno conseguito un titolo di istruzione terziario nel 2022, 16 punti percentuali al di sotto della media europea. Nel Mezzogiorno, questa percentuale si riduce al 22%.
I dati fin qui riportati dimostrano con evidenza la necessità di realizzare interventi volti a ridurre considerevolmente il divario tra il Sud e il Centro-Nord e non saranno certo sufficienti quelli previsti dal Pnrr.