157 economisti italiani hanno redatto una lettera aperta nella quale è
contenuto un piano di provvedimenti di politica economica che, a loro avviso, l’Unione
europea dovrebbe adottare per fronteggiare la grave crisi sanitaria ed
economica determinata dalla diffusione del coronavirus.
Tra i firmatari della lettera si possono citare Nicola
Acocella, Pietro Alessandrini, Andrea Boitani, Carlo Borzaga, Giovanni Dosi,
Maurizio Franzini, Antonio Majocchi, Paolo Piacentini, Alessandro Vercelli,
Gianfranco Viesti.
Riporto integralmente la letttera.
E’ urgente che l'Unione europea adotti un pacchetto di
provvedimenti di politica economica in grado di far fronte alla grave crisi
sanitaria ed economica, dovuta alla diffusione del coronavirus. Il problema è
globale e richiede interventi congiunturali tempestivi da parte degli organismi
internazionali.
E’ ormai chiaro che la recessione che si prospetta non
è solo determinata dalla caduta dell'offerta, com'era stato da alcuni
erroneamente diagnosticato giorni fa, ma è anche legata alla forte riduzione
della domanda.
Dal lato dell'offerta, il rallentamento dell'attività
economica globale comporta brusche interruzioni delle catene dei rifornimenti
delle filiere internazionali di produzione (global value chain). La riduzione
dei livelli produttivi riduce i ricavi e aumenta in maniera insostenibile il
peso dei costi fissi delle imprese.
Dal lato della domanda, il consumo di beni e servizi
sta subendo una forte contrazione in molti settori e l'effetto domino ne
amplifica gli effetti, mettendo in crisi l'intera economia.
Un'emergenza così grave, non adeguatamente gestita,
potrebbe portare alla fine della moneta unica e in ultima analisi alla
disgregazione finale dell'Unione europea.
Quali sono le ragioni dello stare insieme se l'Unione
europea non è neanche in grado di intervenire efficacemente di fronte a una
crisi che sta colpendo tutti i paesi europei?
In questo momento sono indispensabili stanziamenti
urgenti a sostegno del sistema sanitario, delle famiglie e delle imprese di
tutti i Paesi europei, ma non crediamo che si tratti solo di garantire maggiore
flessibilità ai bilanci pubblici nazionali, perché gli stanziamenti dei singoli
Stati non sarebbero sufficienti e comunque comporterebbero aumenti del deficit
pubblico e dello spread degli interessi sul debito pubblico che vanificherebbero
le politiche di riequilibrio dei conti pubblici.
Concordiamo con chi sostiene che l'Unione europea debba
mettere a disposizione dei Paesi membri ingenti risorse per far fronte con
rapidità e in maniera adeguata all'emergenza sanitaria, economica e sociale.
Riteniamo che questo momento di crisi debba essere
trasformato in un'occasione concreta per valorizzare la specificità europea
rispetto ad altri sistemi sanitari e di protezione sociale, e per mostrare ai
cittadini europei il senso profondo della nostra unione.
I provvedimenti
urgenti per far fronte alla crisi sanitaria ed economica dovrebbero riguardare:
1) Il finanziamento immediato dei sistemi sanitari dell'Unione europea per l'aumento del personale sanitario e dei posti letto degli ospedali, per le spese riguardanti i test clinici e per le attrezzature per la protezione del personale sanitario.
2) Un sussidio di disoccupazione temporaneo per tutti
i lavoratori a tempo indeterminato o a tempo determinato che rimarranno senza
lavoro nei prossimi mesi a causa della flessione dell'attività produttiva.
3) Un indennizzo economico alle famiglie messe in
quarantena domiciliare.
4) Sussidi e apertura di linee di credito alle imprese
che devono sospendere temporaneamente l'attività a causa della messa in
quarantena del personale o della caduta della domanda da parte dei consumatori.
5) Assistenza ai minori nel caso di ricovero di
entrambi i genitori e agli anziani non auto-sufficienti nel caso di ricovero
delle persone che li assistono. Aiuti alle famiglie nei periodi in cui le
scuole sono chiuse a titolo precauzionale.
6) Un finanziamento straordinario del sistema
scolastico per l'acquisto di apparecchiature che consentano la didattica a
distanza.
7) Un finanziamento alle organizzazioni del terzo
settore che operano a sostegno delle situazioni di emergenza createsi con la
diffusione del coronavirus.
8) Infine, è necessario realizzare un grande piano
d'investimenti, relativo a infrastrutture e ambiente, che rilanci l'economia
europea già fortemente colpita dalla crisi finanziaria e ora messa in ginocchio
dalla crisi sanitaria.
Questi provvedimenti richiedono l'attuazione di un
rapido piano di spese correnti e d'investimenti pubblici. Per il finanziamento di
queste spese andrà creato un appropriato strumento di scopo, sostenuto da
garanzie comuni, privo di rischio, e quindi caratterizzato da bassi tassi
d'interesse (safe asset).
E’ prevedibile che tale nuovo strumento sarà ben
accetto alla massa del risparmio attualmente inoperoso. Il finanziamento di
queste spese potrebbe essere distribuito ai singoli paesi in proporzione alla
popolazione.