Si è svolta a Roma una manifestazione, promossa dal Wwf, per chiedere la
chiusura delle centrali a carbone entro il 2025, in vista della pubblicazione,
prevista per le prossime settimane, da parte del Governo, della strategia
energetica nazionale, con la quale si deciderà la politica energetica
dell’Italia per almeno i prossimi 20 anni.
La richiesta del Wwf si basa su un dossier, realizzato dalla stessa
associazione, denominato “Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso”.
Mi sembra opportuno riportare alcune parti del sommario di questo dossier.
"L’attuale sistema energetico mondiale si regge sull’uso dei
combustibili fossili: petrolio, carbone e gas naturale, che nel mix energetico
mondiale, pesano per oltre l’81%. Si tratta di risorse preziose ma limitate e
assai inquinanti che la Terra ha custodito per decine o centinaia di
milioni di anni e che l’uomo, nell’ultimo secolo, sta estraendo e utilizzando a
ritmi assolutamente insostenibili.
In poco più di un secolo i consumi energetici sono aumentati di quasi 14
volte e, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), questa crescita
dovrebbe proseguire nei prossimi decenni, ma la disponibilità di fonti fossili
è limitata.
Petrolio, gas e carbone si sono venuti a creare in specifiche condizioni
geologiche e queste non si ripetono con tanta facilità, soprattutto non in
tempi compatibili con gli attuali ritmi di prelievo.
Dalla combustione delle fonti fossili si libera circa il 90% del carbonio
che si sta accumulando nell’atmosfera terrestre e che è responsabile
dell’alterazione del clima e del conseguente riscaldamento globale, come
evidenzia un’imponente mole di studi e ricerche.
Tra tutte le fonti fossili, il carbone rappresenta proprio la principale
fonte di emissioni di gas serra: nel 2014, il 46% della CO2, corrispondente a
circa 14,9 miliardi di tonnellate, è stata originata proprio dalla combustione
del carbone…
Attualmente in Italia sono in funzione 11 centrali a carbone, assai diverse
per potenza installata e anche per tecnologia impiegata. Questi impianti nel
2015 hanno contribuito a soddisfare il 13,2% del consumo interno lordo di
energia elettrica con circa 43.201 GWh.
A fronte di questi dati, tutto sommato abbastanza modesti, gli impianti a
carbone hanno prodotto quasi 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a
ben oltre il 40% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.
Il carbone usato da questi impianti è sostanzialmente tutto d’importazione,
dal momento che il nostro Paese non dispone di risorse carbonifere adeguate
allo sfruttamento, sia in termini quantitativi sia qualitativi…
L’uso del carbone non solo rappresenta la principale minaccia per il clima
del pianeta ma è anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai
gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi. E’ noto,
infatti, come dai processi di combustione si liberino numerose sostanze
tossiche, alcune bioaccumulabili, altre cancerogene…
Si tratta di elementi da tenere in grande considerazione quando si
orientano le scelte energetiche internazionali o anche di un singolo Paese.
Soprattutto quando quel Paese non dispone di adeguate riserve di combustibili
fossili…
Le stesse riserve di carbone, seppur maggiori rispetto a quella di altri
combustibili fossili, sono comunque limitate e localizzate, aspetto che riduce
la sicurezza negli approvvigionamenti e che rende i prezzi destinati
inesorabilmente ad aumentare mano a mano che si riduce la disponibilità del
minerale.
L’Italia nel 2015, con una potenza installata di 116.955 MW, a fronte di
una punta massima assoluta della domanda di 60.491 MW, continua ad avere una
sovra capacità di produzione di energia elettrica tale da costringere le
centrali a funzionare a scartamento ridotto e, quindi, non ha bisogno di
investire in nuovi impianti a carbone, ma farebbe meglio a puntare su un
diverso modello energetico incentrato sul risparmio, l’efficienza e le fonti
rinnovabili, partendo dalla generazione distribuita in piccoli impianti
alimentati sempre più da energie rinnovabili allacciate a reti intelligenti
(Smartgrids) integrate con efficaci sistemi di accumulo.
Il modello fondato su grandi centrali e lo sfruttamento dei combustibili
fossili è già entrato in crisi, il tentativo di perpetuarlo attraverso impianti
che usano il vecchio combustibile che promosse la rivoluzione industriale, ma
ha causato (e causa tuttora) enormi problemi ambientali è antistorico e
sottopone la collettività a rischi e costi inammissibili e duraturi.
La pigrizia imprenditoriale e le rendite di posizione non possono e non
devono essere più premiate: la transizione verso il nuovo modello energetico e
la nuova economia è iniziata.
Speriamo che il Paese sappia prendere la strada giusta abbandonando sia gli
eventuali progetti di nuovi impianti a carbone sia chiudendo le centrali a
carbone ancora in attività, iniziando da quelle più vecchie e dannose”.