lunedì 28 febbraio 2022

Gli occidentali hanno favorito il potere di Putin

 

Oggi, giustamente, i leader, e non solo, dei Paesi occidentali, europei e non, attaccano con forza Putin, – c’è chi lo considera un folle -, per avere deciso di invadere l’Ucraìna. Ma, in passato, l’atteggiamento prevalente, nell’Occidente, nei confronti di Putin era molto diverso.

Da diversi anni ormai Putin ha fatto uccidere molti suoi oppositori, soprattutto fra i giornalisti.

Ha limitato fortemente libertà fondamentali in ogni Paese democratico, ad esempio la libertà ad esprimere il dissenso, la libertà di manifestare.

Ha fatto sì che le elezioni divenissero una farsa.

Da diversi anni ormai Putin è un dittatore feroce e molto pericoloso, non a caso il regime russo è stato definito “democratura”, una democrazia autoritaria, anche se il termine più giusto sarebbe, secondo me, una vera e propria dittatura.

Ma i leaders dei Paesi occidentali, le loro classi dirigenti, soprattutto a livello economico, non si sono affatto preoccupati del mancato rispetto di diritti umani fondamentali nella Russia di Putin.

Hanno mantenuto con la Russia di Putin rapporti molto intensi, in primo luogo a livello economico.

Io, da sempre, mi sono occupato di economia, negli studi e nel lavoro.

Considero importanti gli interessi economici, ma essi non possono essere i soli ad essere tutelati.

Invece, nei rapporti con la Russia di Putin, da parte delle leadership dei Paesi occidentali solamente gli interessi economici sono stati garantiti.

Inoltre, i cosiddetti oligarchi russi, molti dei quali hanno rapporti economici diretti con Putin, e la cui affermazione è stata favorita dalla Russia putiniana, hanno fatto affari in molti Paesi occidentali, che non solo hanno avvantaggiato loro ma anche le economie dei Paesi occidentali.

Ad esempio hanno acquistato alcune squadre di calcio, soprattutto in Inghilterra.

Poi, con la Russia di Putin si è formato un ceto sociale composto da un numero di persone piuttosto ricche che si sono spesso recati per turismo nei Paesi occidentali, effettuando molti e costosi acquisti.

Peraltro, nella Russia di Putin non sono certo scomparsi i poveri, i quali anzi sono aumentati.

Quindi la Russia di Putin, in vari modi, ha prodotti effetti molto positivi per i sistemi economici dei Paesi occidentali, di qui il disinteresse delle leadership di quei Paesi per i diritti umani calpestati in Russia.

Occorre aggiungere che i Paesi occidentali avrebbero dovuto prevedere che un dittatore come Putin avrebbe potuto assumere iniziative così pericolose come l’invasione dell’Ucraìna.

Ma, forse, non è stata solo una sottovalutazione della pericolosità di Putin. Non si è voluto contrastarlo adeguatamente per salvaguardare i vantaggi economici che i Paesi occidentali hanno ricevuto dalla Russia di Putin.

giovedì 24 febbraio 2022

Le cause che ostacolano le energie rinnovabili

 

In Italia lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabile è insoddisfacente ed inferiore a quanto si verifica in altri Paesi europei. Diversi sono gli ostacoli che frenano quello sviluppo. Di tale tema si occupa Legambiente in un rapporto “Scacco matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni”.

Nell’Italia del sole e del vento, le rinnovabili faticano a decollare, anzi il più delle volte sono ostacolate da una burocrazia farraginosa, ma anche da blocchi da parte di amministrazioni locali e regionali, da comitati Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato) senza dimenticare il ruolo del ministero della Cultura e delle Sovrintendenze.

A metterle sotto scacco matto sono normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni.

E la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie.

Tutti questi ostacoli stanno mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55% delle emissioni, al 2030, rispetto ai livelli del 1990 e una copertura da rinnovabili del 72% per la parte elettrica.

Un obiettivo preciso per mantenere la temperatura al di sotto del grado e mezzo e che l’Italia con i suoi 0,8 GW di potenza media annua installata negli ultimi 7 anni rischia di veder raggiunti non prima del 2100.

Eppure, sottolinea Legambiente, se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine dell’iter autorizzativo, la nostra Penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei.

“I pesanti rincari in bolletta dovuti all’eccessivo consumo di gas in Italia  ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - si affrontano in modo strutturale, non con l’aumento della produzione nazionale dei pochi idrocarburi presenti nel sottosuolo e nei fondali marini italiani o con un surreale ritorno al costosissimo nucleare, ma con lo sviluppo delle rinnovabili, l’innovazione industriale e politiche di efficienza energetica in edilizia.

E’ urgente snellire le procedure per i nuovi progetti di eolico a terra e a mare, per l’ammodernamento degli impianti esistenti, per la realizzazione dell’agrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, per le comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile.

Il ministro della Cultura Franceschini deve fissare regole chiare sulla semplificazione delle autorizzazioni del fotovoltaico integrato sui tetti nei centri storici, perché altrimenti le Soprintendenze continueranno a dire sempre no, a beneficio di chi vuole fare fotovoltaico a terra e nuove centrali a gas”.

“Al momento – ha rilevato Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente - le attuali regole e procedure portano i tempi medi per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico, ad esempio, a 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa.

Tempi infiniti per le imprese, ma soprattutto per la decarbonizzazione che ha bisogno di un quadro normativo, composto da regole chiare, e semplici da applicare, e che dia tempi certi alle procedure ma anche di linee guida che indichino come le diverse tecnologie debbano essere realizzate pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050 quanto al modo migliore di integrarle nei territori.

Inoltre è fondamentale mettere al centro le esigenze dei territori, passando per una partecipazione attiva e costruttiva degli stessi, in grado di far realizzare 9 GW di fonti rinnovabili l’anno da qui al 2030. 

Il paesaggio è un bene comune e inevitabilmente sarà trasformato dalla presenza delle rinnovabili, ma questa trasformazione deve avere un valore positivo, con rinnovabili ottimamente integrate che è quello che tutti auspichiamo, e con ciminiere e gruppi di centrali termoelettriche che verranno smantellati”.

giovedì 17 febbraio 2022

Eutanasia, la Corte ci manda tutti in Svizzera

 

La Corte Costituzionale ha deciso che il quesito referendario sull’eutanasia sia inammissibile. Poiché non credo proprio che il Parlamento approvi, in questa legislatura, una legge sull’eutanasia, quanti vorranno ricorrervi saranno costretti ad andare in altri Paesi dove l’eutanasia è consentita, in primo luogo la Svizzera.

Io non mi soffermo sulle motivazioni alla base della decisione della Corte Costituzionale non essendo un giurista. Rilevo solamente che i giuristi che hanno formulato il quesito referendario non mi sembrano affatto degli sprovveduti.

Aggiungo che una considerazione del presidente della Corte, Giuliano Amato, secondo il quale, con l’approvazione del quesito referendario, sarebbero state penalizzate le persone più fragili, più deboli, mi sembra del tutto sbagliata.

Le persone più fragili, più deboli, sono quelle più colpite nell’attuale situazione, o perché non hanno le risorse finanziarie per recarsi nei Paesi dove è consentita l’eutanasia o perché non hanno le conoscenze necessarie per entrate in contatto con medici che, segretamente, praticano anche in Italia l’eutanasia.

E non credo che l’attuale Parlamento sia in grado di approvare rapidamente una legge sull’eutanasia. Peraltro il progetto di legge attualmente in discussione alla Camera non consentirebbe l’eutanasia per i malati terminali di tumore.

Quindi l’unica strada, a parte quella tortuosa e complessa di ricorrere ai tribunali, è rappresentata dall’utilizzo di cliniche localizzate in Paesi che consentono l’eutanasia per i malati terminali, in primo luogo la Svizzera, che è il Paese più vicino a noi e dove la spesa da sostenere non è troppo elevata, circa 5.000 euro, ovviamente senza considerare le spese per il viaggio.

A questo punto, sarebbe opportuno che si costituisse un fondo, formato da contributi erogati da privati, per concedere, a coloro che non hanno sufficienti disponibilità, le risorse finanziarie necessarie per utilizzare le cliniche straniere che praticano l’eutanasia.

Mi sembra una proposta concreta e realizzabile, senza aspettare, inutilmente, le decisioni del Parlamento.

lunedì 14 febbraio 2022

Il rapporto tra debito pubblico e Pil è diminuito

 

Come anticipato dal presidente Draghi, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha confermato che il rapporto tra debito pubblico e Pil nel 2021, rispetto al 2020, è diminuito raggiungendo il 150% (nell’anno precedente il suo valore era il 156%). Peraltro, nei mesi passati si prevedeva che tale rapporto sarebbe stato pari al 160%.

Tale diminuzione è dovuta, principalmente al valore del denominatore del rapporto: il Pil è cresciuto sensibilmente, anche in seguito all’aumento dei prezzi (si ricorda che in quel rapporto conta il valore nominale del Pil).

E la riduzione del rapporto in questione deve essere valutata positivamente.

Infatti, anche se è comprensibile e giustificabile che il rapporto tra debito pubblico e Pil abbia raggiunto nel recente passato valori superiori al 150% in seguito agli interventi di politica economica adottati in seguito al verificarsi della pandemia, una riduzione di quel rapporto è opportuna per vari motivi.

Innanzitutto perché rende meno influenzabile l’economia italiana dai comportamenti prevalenti nei mercati finanziari i quali, in seguito ad avvenimenti valutati negativamente, potrebbero determinare un’aumento dei tassi di interesse ostacolando così la ripresa economica.

E l’incremento dei tassi di interesse, nei prossimi mesi, sarà più probabile rispetto al passato perche la Bce dovrebbe progressivamente ridurre gli acquisti di titoli pubblici emessi dai governi e quindi l’Italia potrebbe essere costretta a vendere titoli pubblici in quantitativi rilevanti a tassi più elevati, frenando, come già rilevato, la crescita del Pil.

Del resto una riduzione del rapporto debito Pil sarà senza dubbio prevista dalla riforma del Patto di stabilità, riforma di cui si inizierà a discutere a breve anche se saranno necessari alcuni mesi prima della sua approvazione.

Il nuovo Patto di stabilità molto probabilmente sarà contraddistinto da regole meno stringenti di quelle del vecchio Patto, ma, senza dubbio, prevederà una riduzione del rapporto debito pubblico Pil, soprattutto per i Paesi come l’Italia che presentano una valore molto elevato di quel rapporto.

Quindi è auspicabile che ci sia un’ulteriore riduzione del rapporto che qui ho esaminato, anche se sarebbe opportuno che ciò avvenisse soprattutto tramite una forte crescita del valore reale del Pil, in seguito, in primo luogo, ad un’ampia attuazione del Pnrr.

giovedì 10 febbraio 2022

Eutanasia, libero Stato in libera Chiesa

 

Nel corso dell’udienza generale del mercoledì nell’aula Paolo VI, il Papa si è espresso in modo deciso e forte contro l’eutanasia. Tale intervento non può non essere considerato un’inaccettabile ingerenza su una questione che proprio in questi giorni è oggetto di attenzione da parte di importanti istituzioni statali.

Come rilevato dall’esponente dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, in un tweet: “Il Papa si scaglia contro l'eutanasia, a 5 giorni dall'udienza della Corte costituzionale sul referendum e nel giorno della discussione della legge sull'aiuto alla morte volontaria. Dice che ‘non è umano spingere (?) a morire’. Sarà forse umano obbligare a vivere sotto tortura?”.

Infatti tra pochi giorni la Corte Costituzionale si dovrà esprimere sull’ammissibilità del referendum sull’eutanasia.

Alla Camera, poi, proprio nel giorno dell’intervento del Papa, si era iniziato a discutere del progetto di legge sull’eutanasia.

A tale proposito si è deciso di rinviare l’esame di questo progetto di legge.

A chiedere il rinvio è stato lo stesso relatore del progetto di legge, il grillino Nicola Provenza: “Nell’ottica di continuare il lavoro della Commissione di ascolto e sintesi di tutte le forze politiche, insieme al collega Bazoli abbiamo l’intenzione di continuare questo lavoro”, ha detto. “Per dare al Paese una norma di civiltà e più equilibrata possibile”.

La realtà è che sulla delicata proposta di legge la maggioranza è divisa e in aula non si è trovato l’accordo. “Sappiamo bene che sarà rinviato al mese di marzo, perché dopo questo passaggio si concluderà la discussione”, ha spiegato nel suo intervento Giorgio Trizzino, dei 5Stelle.

“Non cominciare a votare da questa settimana significa che se ne riparlerà a marzo. Perché in Parlamento ci sono decreti in scadenza. Che sorpassano un testo di legge che aspetta da 40 anni di essere approvato”, così a sua volta Riccardo Magi (più Europa).

Sul provvedimento sono state presentate circa 200 proposte di modifica. Da parte anche di forze di maggioranza (circa 50 solo dalla Lega), alcune anche soppressive di parti della legge.

“La Lega è profondamente contraria alla legge sul fine vita in discussione alla Camera”. Così il leghista Alessandro Pagano in aula a Montecitorio. Che ha parlato della “distruzione delle nostre radici autentiche. Della nostra anima”.

Il Papa è certamente legittimato ad intervenire su un tema così delicato come l’eutanasia.

Ma sarebbe stato opportuno, anzi necessario, che le sue dichiarazioni fossero state espresse in questo periodo, appunto a pochi giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale sul referendum e nel giorno in cui era iniziata alla Camera il dibattito sul progetto di legge più volte citato.

Quindi l’intervento del Papa ha rappresentato un’ingerenza inaccettabile su una questione di competenza dello Stato italiano e per questo motivo deve essere criticato con forza. 


lunedì 7 febbraio 2022

In forte aumento i bambini malnutriti in Afghanistan

 

Il numero di bambini gravemente malnutriti visitati dalle cliniche sanitarie mobili di Save the Children in Afghanistan è più che raddoppiato da agosto, con alcuni che muoiono prima di poter raggiungere l'ospedale. Del resto l’Afghanistan è sprofondato nella peggiore crisi alimentare mai registrata.

I medici di un ospedale pediatrico nel nord del Paese hanno riferito agli operatori di Save the Children che, nel solo mese di dicembre, circa 40 bambini gravemente malnutriti sono morti mentre stavano per andare in ospedale nel tentativo di ottenere assistenza medica.

Quest'inverno si stima che 14 milioni di bambini, su una popolazione totale di circa 40 milioni, potrebbero dover affrontare livelli di fame che metterebbero in pericolo la loro stessa vita, mentre i tassi di malnutrizione continuano ad aumentare.

A essi si aggiungono circa un milione di bambini che potrebbero già essere così gravemente malnutriti da rischiare di morire se non ricevono subito le cure di cui hanno bisogno.

Ad agosto le squadre sanitarie mobili di Save the Children visitavano in media 39 bambini malnutriti. A dicembre quel numero era salito a più di 100. Nel 2021 le cliniche sanitarie mobili di Save the Children hanno curato più di 12.000 bambini per malnutrizione.

Save the Children fornisce cure ai bambini che soffrono di malnutrizione acuta e manda i più piccoli gravemente malati agli ospedali per cure specialistiche.

Save the Children ha sottolineato come molti non sono in grado di ottenere le cure specialistiche di cui hanno bisogno, a causa di un sistema sanitario dipendente dagli aiuti e sull'orlo del collasso.

“I nostri team medici stanno lavorando senza sosta per curare un numero crescente di bambini malnutriti. Con il sistema sanitario che si sta sgretolando, le famiglie malate e preoccupate hanno percorso fino a 80 km per raggiungere le nostre cliniche. La vista di madri che trasportano bambini dolorosamente magri e senza vita, con la massa muscolare estremamente ridotta e la pelle cadente, è diventata fin troppo comune”, ha dichiarato Athena Rayburn, direttore di Advocacy e Campagne di Save the Children.

“Le famiglie ci dicono che hanno fatto tutto il possibile - spesso non hanno mangiato per far mangiare i loro figli. O, peggio, hanno dovuto rinunciare ai loro figli perché non possono permettersi di nutrirli. È il peggior incubo di ogni genitore.

I nostri operatori cercano di aiutarli facendo visite a domicilio, ma dicono che non c'è abbastanza cibo.

E abbiamo iniziato a ricevere la notizia devastante che tutti temiamo: i bambini stanno morendo.

La riduzione dei servizi sanitari e l'aumento del numero di bambini malnutriti che stiamo vedendo è un risultato diretto del congelamento dei fondi globali, che sta soffocando il sistema sanitario.

Quando i bambini malati hanno bisogno di cure, trovano solo porte chiuse e farmacie vuote. Se non si trova presto una soluzione, la realtà straziante è che i bambini continueranno a morire”.

Save the Children ha lanciato un appello urgente per la raccolta di fondi per continuare a incrementare la sua risposta e garantire che i bambini gravemente malati ricevano le cure di cui hanno bisogno.

Sulla scia del conflitto, della crisi economica e dell'aumento vertiginoso dei prezzi, un'ondata brutale di fame e povertà ha travolto l'Afghanistan.

Due terzi dei bambini del Paese hanno bisogno di aiuti per sopravvivere.

Save the Children  sta distribuendo denaro, vestiti invernali e carburante alle famiglie in alcune delle aree più colpite per aiutarle a stare al caldo e a nutrirsi durante l'inverno.

Save the Children sostiene le comunità e protegge i diritti dei bambini in tutto l'Afghanistan dal 1976.

Dalla ripresa dei programmi a settembre, Save the Children ha raggiunto 222.910 persone, tra cui 146.690 bambini.

Al di là della necessità che siano aumentati i fondi a disposizione di Save the Children, è indispensabile che siano accresciute le risorse finanziarie che le istituzioni internazionali, i governi, eroghino anche ad altri soggetti per affrontare la drammatica crisi alimentare che colpisce l’Afghanistan.

Il comportamento dei talebani, il mancato rispetto da parte loro di fondamentali diritti umani, non può impedire che siano concessi aiuti per impedire la morte per fame di molti afghani, di cui una parte consistente sarebbe rappresentata da bambini.

giovedì 3 febbraio 2022

Oltre 1.200 i morti sul lavoro


In Italia i morti sul lavoro, nel 2021, sono stati 1.221, 49 in meno rispetto ai 1.270 registratisi nel 2020 (-3,9%). A parte il fatto che i dati relativi al 2021 possono essere sottostimati, in seguito ai ritardi nelle denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale in seguito alla pandemia, 1.221 morti sul lavoro sono comunque molti.

I dati citati sono stati forniti dall’Inail.

Comunque, si è verificato, nel 2021, un aumento solo dei decessi avvenuti in itinere, avvenuti cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, passati dai 214 casi del 2020 ai 248 del 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1.056 a 973).

Gli incidenti plurimi avvenuti nel 2021 sono stati 17, per un totale di 40 decessi, 23 dei quali stradali.

Nel 2020, invece, gli incidenti plurimi erano stati 13, con 27 casi mortali denunciati, circa la metà dei quali stradali.

Inoltre le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state 555.236, 896 in più rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni.

I dati rilevati dall'Inail al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un aumento degli infortuni in itinere, (+29,2%, da 62.217 a 80.389 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre del 2021 e aumentati del 50% nel periodo marzo-dicembre (complice il massiccio ricorso allo smart working nell’anno 2020, a partire proprio dal mese di marzo), e un decremento del 3,5% (da 492.123 a 474.847) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, calati dell’11% nel primo trimestre 2021, aumentati del 18% nel semestre aprile-settembre e calati di nuovo nel trimestre ottobre-dicembre (-22%).

Al di là dei confronti, seppure utili, tra i dati relativi al 2021 con quelli riguardanti il 2020, non si può non sostenere che sia i morti sul lavoro che gli incidenti sul lavoro, in Italia, siano molti, troppi.

Peraltro i settori dove si verificano in misura maggiore sono l’edilizia e l’agricoltura.

Pertanto, è necessario introdurre ulteriori provvedimenti tendenti a ridurre notevolmente sia il numero dei morti sul lavoro sia il numero degli incidenti sul lavoro.

E fra questi provvedimenti è del tutto evidente che dovrebbe assumere una importanza decisiva un considerevole aumento dei controlli effettuati, derivante soprattutto da un incremento dei dipendenti degli enti interessati, preposti proprio alla realizzazione dei controlli.