Libera e gruppo Abele hanno deciso di lanciare un
nuova campagna contro la corruzione, una chiamata alla partecipazione civica
dei cittadini per essere protagonisti con segni concreti di
impegno. Infatti, nonostante gli arresti e le condanne, le mafie sono in
buona, in certi casi in ottima salute. E’ cambiato in generale il metodo: poco
sangue e tanta corruzione.
Perché questa nuova campagna?
“Alla violenza si preferisce il metodo più comodo e
vantaggioso della corruzione. E corruzione significa che tra crimine
organizzato, crimine politico e crimine economico è sempre più difficile
distinguere.
Chi paga questa situazione? Tutti. E in particolar
modo le persone che hanno più bisogno di riferimenti, di servizi, di politiche
sociali. La corruzione ci rende tutti più poveri, mina lo sviluppo economico e
il progresso sociale. Ogni atto di corruzione crea un deficit di democrazia e
di diritti. Sostituisce la cultura dell’uguaglianza e della corresponsabilità con
quella del favore e del privilegio.
Tutti noi ne siamo colpiti, tutti noi dobbiamo
reagire. Non diversamente dal crimine organizzato, la corruzione ha i suoi
alleati più forti nella rassegnazione diffusa e nel conformismo del ‘così fan
tutti’, nella perdita di senso civico e nella pigrizia morale che ci fa
preferire non la scelta giusta ma quella più conveniente”.
L’azione ipotizzata da Libera e gruppo Abele si muove
secondo un duplice binario, dell’agire (in una logica di
corresponsabilità) e del proporre (alle istituzioni competenti),
sulla base di tre pilastri: far emergere la corruzione, resistere al malaffare,
difendere ciò che è prezioso.
Far emergere la corruzione
Ciascuno di noi può, nella propria vita e
nell’ambiente di lavoro, dire di no tutte quelle volte in cui assiste o può
partecipare a situazioni e comportamenti opachi o viziati da logiche
corruttive, clientelismi, familismi.
Questo no non può essere vincolato solo a scelte
individuali: chi è solo va accompagnato da un noi.
Libera e gruppo Abele vogliono essere di sostegno a
chi fa queste scelte, accompagnandolo non solo nel percorso verso la
segnalazione/denuncia, ma anche fornendo un supporto nelle fasi successive, che
rischiano di isolare e rendere vulnerabili le persone, anche tramite
l’attivazione nel 2018 di linea Libera, per l’ascolto, l’orientamento e
l’accompagnamento alle persone che si rivolgono al servizio campagne di
coinvolgimento diffuso dei territori tramite canali social, al fine di
veicolare il messaggio “indisponibili alla corruzione”.
La proposta riguarderà l’accompagnamento,
l’orientamento e l’ascolto di testimoni di giustizia e segnalanti di corruzione
(whistleblowing) in tutte le fasi che li riguardano (pre-segnalazione,
segnalazione, post-segnalazione), nonché l’armonizzazione della normativa tra
testimoni e segnalanti.
Resistere al malaffare
Se la corruzione si fonda su un abuso di potere
delegato per fini privati (come da definizione internazionalmente accolta),
allora è indispensabile che, fin da piccoli, ciascuno di noi sia educato a una
buona gestione del potere delegato, che è quel potere che a tutti noi la
società affida e che noi affidiamo ad altri al fine di agire per il bene
comune. Occorre conoscere fin da bambini i rischi corruzione che avvengono nella
nostra vita, e studiare affinché sappiamo vigilare su quel potere che
deleghiamo ad altri.
Quale l’impegno di Libera e gruppo Abele?
A livello scolastico, attraverso strumenti per
studenti e insegnanti, che spieghino i meccanismi della corruzione e le linee
guida per comprendere il fenomeno.
A livello scolastico e universitario, con la redazione
di strumenti ad hoc per le scuole secondarie di I e di II grado e per carriere
universitarie.
A livello di alta formazione, promuovendo il master interuniversitario
in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della
corruzione”, tesaurizzando l’esperienza maturata in questi sette anni di
attività a Pisa, e proponendo l’istituzione di un centro interuniversitario di
ricerca sui temi della criminalità organizzata e della corruzione.
A livello di cultura diffusa, attraverso l’attivazione
del centro di documentazione per la cultura dell’integrità.
Con gli ordini professionali, attraverso percorsi di
formazione per l’etica della responsabilità e la cultura dell’integrità nel
lavoro.
La proposta riguarderà il riconoscimento della
formazione come elemento fondamentale per sedimentare una nuova cultura nella
lotta alle mafie e alla corruzione, la promozione della cultura dell’integrità,
anche attraverso la previsione di piani e progetti ad hoc, scolastici e
universitari.
Difendere ciò che è prezioso
Per prevenire efficacemente la corruzione, è
fondamentale un ruolo di vigilanza diffusa ad opera di tanti cittadini che, dal
basso, possano collaborare con le istituzioni pubbliche (senza confondere
vigilanti e decisori) affinché corrotti e corruttori restino lontani dalla cosa
comune.
Dalla legge anticorruzione 190/2012 in poi, a tutti i
cittadini sono consegnati degli strumenti concreti per divenire “cittadini
monitoranti” dei quali Libera e gruppo Abele vogliono incoraggiarne la
conoscenza e il corretto utilizzo.
Su questo pilastro, Libera e Gruppo Abele - anche
attraverso l’iniziativa “Common”, acronimo di Comunità monitoranti - si impegnano:
- a diffondere la conoscenza degli strumenti di
cittadinanza monitorante, tramite una scuola nazionale annuale (scuola Common),
percorsi territoriali, formazioni dedicate e una rete nazionale tra tutte le
realtà che si riconoscono come “comunità monitoranti” del proprio territorio;
- a realizzare iniziative di promozione della
trasparenza su specifici settori.
E, come proposta, Libera e gruppo Abele chiedono a
tutte pubbliche amministrazioni (nazionali, territoriali, locali, sanitarie,
scolastiche e universitarie ...) di:
- rispondere ad una vera logica di “governo aperto”,
ottemperando alla normativa anticorruzione prevista da legge non solo con un
approccio formalistico e burocratico, ma come opportunità di serio confronto
interno e dibattito circa come prevenire il malaffare che può annidarsi
all’interno degli enti pubblici;
- aprirsi al confronto e alla vigilanza della
cittadinanza monitorante, affinché sia possibile farsi aiutare nel compito
della prevenzione del malaffare tramite un contributo proveniente dall’esterno.