Carola Rackete,
la trentunenne capitana della nave Sea Watch 3, ha “osato” disobbedire al
capitano della Lega, Matteo Salvini, è ha condotto la nave da lei guidata nelle
acque italiane, in prossimità del porto di Lampedusa.
Senza
dubbio Carola si è comportata decisamente meglio di Salvini, il quale pur
consentendo lo sbarco a Lampedusa di molti migranti che hanno utilizzato
imbarcazioni autonome, non di proprietà di Ong, con intenti chiaramente
strumentali si sta opponendo allo sbarco della Sea Watch 3.
Ma
chi è Carola Rackete?
31
anni, nata in Germania, laureata in Scienze Nautiche, dal 2011 al 2014 è stata
al timone di una nave rompighiaccio nel Polo Nord, per uno dei maggiori
istituti di ricerca polare e marina.
All’età
di 25 anni è diventata secondo ufficiale dello yacht da spedizione “Ocean
Diamond” e poi a 27 della GreenPeace.
Nel
2014 ha preso parte a servizi di volontariato nelle zone vulcaniche della Kamchatka,
in Russia, dove si è occupata di educazione ambientale per bambini, ricerca
botanica e turismo locale.
Dodici
mesi dopo ha conseguito un master presso l’università inglese Edge Hill nel
Lancashire.
Volontaria
per la Sea Watch dal 2016, un anno dopo ha assunto l’incarico di manager delle
comunicazioni con gli aerei di ricognizione della Ong. Nello stesso anno ha
ricoperto anche il ruolo di vice capo ufficiale della British Antartic Survey, l’organizzazione
che fa ricerca scientifica sull’Antartide.
Attualmente
Carola è, inoltre, ricercatrice per uno studio socio-ecologico sul futuro della
conservazione naturale nelle regioni cinesi, russe e del Polo Nord.
Tutt’altro
che una sbruffoncella, quindi, come l’ha definita invece Salvini.
Sulle
recenti vicende relative alla Sea Watch 3 ha emesso un comunicato, che ritengo
più che condivisibile, Save the Children:
“Dopo
14 giorni di attesa in mare aperto, nonostante i molteplici appelli arrivati da
ogni parte per far sbarcare le 42 persone a bordo della Sea Watch, scelte
politiche disumane hanno lasciato la responsabilità di salvare vite interamente
al capitano della nave della Ong…
Minori,
vittime di tortura e persone che hanno già sofferto violenze e privazioni sono
stati costretti a rimanere in mare per la mancanza di volontà di trovare un
accordo sul porto di approdo della Sea Watch: la salvaguarda delle vite
umane è stata messa in secondo piano, prolungando ingiustamente e in maniera
irresponsabile la sofferenza delle persone a bordo.
Nei
giorni scorsi, oltre 40 organizzazioni attive per i diritti dei minorenni e di
migranti e rifugiati, tra cui Save the Children, hanno chiesto al presidente
del Consiglio Conte di intervenire in questa direzione, sottolineando che la
Sea Watch non avrebbe potuto ottemperare all’ordine di ricondurre le persone in
Libia, porto non sicuro.
Ad
oggi, in mancanza di una assunzione di responsabilità dei governi, il capitano
della Sea Watch ha deciso di sbarcare a Lampedusa i migranti a bordo della
nave: a questo punto ci aspettiamo che i minorenni e le persone a bordo vengano
fatte scendere al più presto, dando loro cure e assistenza.
Salvare
vite umane dovrebbe essere la preoccupazione principale degli Stati membri
dell’Ue e che per questo motivo lo sbarco in un porto sicuro, tempestivo e
prevedibile delle navi di soccorso deve sempre essere consentito.
Garantire
che migranti e rifugiati, molti dei quali bambini e adolescenti soli, siano
sbarcati in porti sicuri dove possono ricevere una protezione adeguata,
significa che le navi nel Mediterraneo, siano esse Ong o navi mercantili, non
incontrino ostacoli quando soccorrono e sbarcano persone in difficoltà.
Cercare
di impedire, scoraggiare, ostacolare le operazioni salvavita di Ong e navi
commerciali è pericoloso e mette a rischio la vita dei naufraghi, oltre a
violare la Costituzione italiana e il diritto internazionale”.
E,
aggiungo io, le principali responsabilità di tale situazione sono senza dubbio
del “nostro” capitano, Matteo Salvini. E Conte, insieme agli altri membri del
governo italiano, sono corresponsabili.