E’
stato recentemente presentato il rapporto annuale di Federculture “Impresa
Cultura 2023” che fornisce un quadro completo e aggiornato dello stato del
settore culturale, analizzando i principali dati su consumi, occupazione,
finanziamenti pubblici e privati, turismo.
Dopo gli anni 2020 e 2021, nei quali si è verificata una notevole crisi del settore, nel 2022 sono aumentati i valori di tutti i principali indicatori, rispetto al 2021.
E’ cresciuta la spesa delle famiglie (+15,9% quella in ricreazione, sport e cultura), è aumentata l’occupazione culturale, +5,7%, vi è stata una forte ripresa del turismo, in particolare quello culturale con le grandi città d’arte nelle quali si è manifestato un aumento del 104% delle presenze turistiche.
Ma non si può sostenere che la crisi sia stata superata completamente.
Infatti i dati registratisi nel 2022 sono ancora lontani da quelli relativi al 2019, l’anno precedente alla pandemia.
Ad esempio l’occupazione culturale non è ancora tornata ai livelli del 2019, -1,4% nel 2022 rispetto appunto al 2019.
I dati del turismo culturale poi sono stati ancora inferiori di circa il 15% rispetto ai livelli pre-Covid.
Inoltre, sempre rispetto al 2019, è risultata quasi dimezzata la quota di persone che si è recata a teatro, al cinema e a concerti.
L’analisi dello stato del settore induce complessivamente, quindi, ad un cauto ottimismo, ma è anche l’occasione per riaffermare la necessità di interventi che consolidino la crescita della settore culturale in tutti i suoi ambiti, sia dal lato della produzione sia in quello della domanda, sostenendo le imprese quanto i cittadini, per rilanciare tutto il sistema.
Del resto il presidente di Federculture, Andrea Cancellato ha così commentato i dati del rapporto: “La cultura è davvero una grande risorsa per l’Italia. Lo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’estate appena trascorsa che ha visto la cultura ‘salvare’ la stagione turistica.
Ma è anche evidente che i nodi da affrontare sono molteplici e solo un grande impegno e una grande volontà politica possono consentire di impostare possibili soluzioni.
Occorrono, pertanto, un ministero efficiente, una produzione normativa chiara negli obiettivi e nella gestione, risorse ulteriori non esclusivamente pubbliche, istituzioni e imprese culturali attrezzate ad una temperie tutt’altro che semplice.
Il mondo della cultura, che noi rappresentiamo, è parte attiva, pronto a dare come sempre il suo contributo di analisi e proposta che anche oggi abbiamo ricordato al governo e al parlamento.
Cito solo alcuni titoli: approvazione della legge sulle imprese culturali e creative, defiscalizzazione dei consumi culturali, rifinanziamento del fondo cultura, maggiore possibilità di utilizzo di art bonus per i privati.
Le possibilità di intervento sono molte, spesso a ‘costo zero’ per le finanze pubbliche, il settore attende da tempo su questo risposte concrete”.
E le considerazioni di Cancellato mi sembrano ampiamente condivisibili, se davvero si vuole considerare il settore culturale anche come una componente molto importante del sistema economico italiano.