Recentemente l’Istat ha diffuso un “focus tematico” sulle statistiche dell’acqua riferite al territorio e alla popolazione. Numerosi i dati evidenziati. Particolarmente interessanti quelli relativi alle perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione.
Nel 2020, il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati, era pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete.
Nel 2020, rispetto al 2018, i volumi complessivi movimentati nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile sono diminuiti di circa un punto percentuale, mentre le perdite in distribuzione (42,2%) non hanno subìto variazioni significative (erano al 42,0%), confermando ancora lo stato di inefficienza di molte reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile.
Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e, benché molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi, la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante.
Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 avrebbe soddisfatto le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.
Sebbene le perdite abbiano avuto un andamento molto variabile, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la consolidata presenza di notevoli differenze tra il Nord e il Sud, con le situazioni più critiche concentrate nelle aree del Centro e Mezzogiorno, ricadenti nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare.
I valori più alti si sono verificati, nel 2020, nei distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%).
Nel distretto del fiume Po l’indicatore ha raggiunto, invece, il valore minimo, pari al 31,8% del volume immesso in rete. L’indicatore risultava di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%).
In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione erano superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%).
Di contro, tutte le regioni del Nord avevano un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%). Il Friuli Venezia Giulia, con il 42,0%, era in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si è registrato il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018.
Circa una provincia/città metropolitana su due aveva perdite idriche totali in distribuzione superiori al dato nazionale.
Si perdeva almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle province di Belluno e La Spezia, erano localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle Isole l’87% circa della popolazione risiedeva in province con perdite pari ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-Ovest.
Più della metà dei comuni italiani (57,3%) aveva perdite idriche totali in distribuzione uguali o superiori al 35% dei volumi immessi in rete.
Perdite ingenti, pari ad almeno il 55%, interessavano il 25,5% dei comuni. In meno di un comune su quattro (23,8%) le perdite erano inferiori al 25%.
Grande era la variabilità a livello territoriale.
Il distretto del fiume Po si contraddistingueva per la maggiore quota di comuni con perdite contenute (il 54,5% aveva perdite inferiori al 35%) e per la minore con perdite molto alte (12,4% aveva perdite uguali o superiori al 55%).
Di contro, perdite uguali o superiori al 45% si registravano in più della metà dei comuni dei distretti Appennino centrale, Appennino meridionale (che deteneva la quota più alta, 41,6%, di comuni con perdite pari ad almeno il 55,0%) e Sardegna.
Nei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, dove i gestori spesso concentrano maggiori investimenti e migliori monitoraggi, la situazione infrastrutturale era nel complesso migliore: 36,2% di perdite totali in distribuzione (sei punti percentuali meno del dato nazionale e circa un punto in meno rispetto al dato registrato nel 2018).
In 14 regioni e province autonome su 21 e in cinque distretti idrografici su sette sono aumentate le perdite idriche totali in distribuzione, con gli incrementi maggiori in Basilicata, Molise e Abruzzo.
Il valore molto elevato che in Italia assumono le perdite idriche non può che essere valutato in modo fortemente negativo, soprattutto in un periodo nel quale molte aree del Paese sono caratterizzate da una siccità di notevole entità e in forte crescita.
E’ del tutto evidente, quindi, che per contrastare gli effetti negativi provocati dalla siccità sarebbe necessario ridurre notevolmente le perdite idriche. Ma, purtroppo, negli ultimi anni, ciò non è avvenuto.