Il fenomeno della
dispersione scolastica è in calo, ma resta il divario fra Nord e Sud. Sia nella
scuola secondaria di I che di II grado. I maschi sono più coinvolti delle
femmine, così come percentuali più alte si registrano fra studentesse e
studenti di cittadinanza non italiana che non sono nati in Italia. Questo il
quadro che emerge sulla dispersione scolastica dalla pubblicazione curata
dall’ufficio statistica e studi del ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca.
L’indicatore utilizzato per la quantificazione
del fenomeno della dispersione scolastica è quello degli “early leaving from
education and training” (elet) con cui si prende a riferimento la quota
dei giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più il titolo di scuola secondaria
di I grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni e non più in
formazione.
Per l’Italia tale indicatore mostra un
miglioramento attestandosi, per l’anno 2016, al 13,8%. Nel 2006 era al
20,8%. L’Italia si avvicina dunque all’obiettivo Europa 2020, al raggiungimento
del livello del 10%. Il dettaglio regionale evidenzia il divario fra Nord e Sud
con Sicilia, Campania, Sardegna, Puglia, Calabria, sopra la media nazionale
della dispersione.
Per quanto riguarda la scuola secondaria di I
grado, nell’anno scolastico 2015/2016, 14.258 ragazze e ragazzi, pari
allo 0,8% di coloro che frequentavano questa scuola, hanno
abbandonato gli studi in corso d’anno o nel passaggio fra un anno e l’altro.
Al Sud la propensione all’abbandono è maggiore, con l’1% (l’1,2%
nelle isole e 0,9% al Sud). Mentre nel Nord Est la percentuale è più contenuta,
con lo 0,6%. Tra le regioni con maggiore dispersione spiccano la Sicilia
con l’1,3%, la Calabria, la Campania e il Lazio
con l’1%. La percentuale più bassa si evidenzia in Emilia Romagna e
nelle Marche con lo 0,5%.
I maschi abbandonano più delle femmine.
La dispersione scolastica colpisce maggiormente
i cittadini stranieri rispetto a quelli italiani: dispersione al 3,3%, contro
lo 0,6% relativo agli alunni con cittadinanza italiana. Gli stranieri nati
all’estero, con una percentuale del 4,2%, sembrano essere in situazione di
maggiore difficoltà rispetto agli stranieri di seconda generazione, i nati in
Italia, che hanno riportato una percentuale di abbandono complessivo del 2,2%.
L’abbandono è più frequente, poi, fra coloro che
sono in ritardo con gli studi: la ripetenza può essere considerato un fattore
che precede, e in certi casi preannuncia, l’abbandono. La percentuale di alunni
che hanno abbandonato il sistema scolastico è pari al 5,1% per gli alunni in
ritardo, e allo 0,4% per gli alunni in regola.
L’abbandono nella scuola di II grado è del
4,3% (112.240 ragazze e ragazzi). L’abbandono è molto elevato nel primo
anno di corso (7%).
I maschi abbandonano più delle femmine, anche in
questo caso.
Il Mezzogiorno ha una percentuale più elevata
della media nazionale (4,8%). Tra le regioni con maggiore abbandono spiccano
Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e
del 5,0%. Mentre le percentuali più basse si evidenziano in Umbria con un
valore del 2,9% e in Veneto e Molise con valori del 3,1%.
Considerando il dettaglio della cittadinanza
degli alunni, anche per quest’ordine scolastico è evidente come il
fenomeno della dispersione scolastica colpisca maggiormente i cittadini stranieri
rispetto a quelli italiani.
Analizzando il fenomeno dal punto di vista della
regolarità del percorso scolastico, come prevedibile la percentuale di
abbandono che appare nettamente più elevata è quella degli alunni con ritardo
scolastico (14,5% contro 1,2% degli alunni in regola).
L’abbandono complessivo più contenuto si è
registrato per i licei che hanno presentato mediamente una percentuale del
2,1%. Per gli istituti tecnici la percentuale è stata del 4,8% e per gli
istituti professionali dell’8,7%. La percentuale di abbandono più elevata è
relativa ai percorsi IeFP (corsi di Istruzione e formazione professionale
realizzati in regime di sussidiarietà presso le scuole), con un abbandono
complessivo del 9,5%.
“La dispersione scolastica - ha sottolineato la
ministra Valeria Fedeli - è un fenomeno che va contrastato con forza,
perché dove la dispersione è alta vuol dire che non sono garantite a
sufficienza pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi. Nel nostro Paese, come
evidenziano anche i dati raccolti dal ministero, il fenomeno è in calo, c’è
stato un miglioramento negli ultimi anni. Ma restano forti divari sociali e
territoriali rispetto ai quali serve un’azione importante che parta dal Miur,
ma che coinvolga anche tutti gli altri attori in campo: le famiglie, il terzo
settore, i centri sportivi, l’associazionismo, le istituzioni del territorio.
Per mettere insieme questa rete e per far emergere le buone pratiche che già
esistono e che possono essere prese a modello - ha spiegato Fedeli - abbiamo
voluto un apposito gruppo di lavoro, una cabina di regia guidata da Marco Rossi
Doria che ha una lunga esperienza in materia, anche come ex sottosegretario
all’Istruzione”.
“Il gruppo in questi mesi ha lavorato anche
sulla base dei dati resi pubblici ed entro dicembre consegnerà al Paese delle
linee guida per il contrasto e la prevenzione della dispersione. Un piano
d’azione che avrà come punto di riferimento l’articolo 3 della nostra
Costituzione, che in questi mesi abbiamo sempre messo al centro del nostro lavoro,
nella convinzione che garantire pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi sia
il compito principale del sistema di istruzione”, ha concluso Fedeli.