Sono ormai 10 anni che la Siria è contraddistinta da una vera e propria
guerra. Nonostante nel 2020 la situazione sul campo sia cambiata, con il
governo siriano che ha consolidato il controllo su vaste aree di territorio tra
cui Homs, Ghouta orientale, Damasco meridionale e Daraa, la situazione per i
civili rimane estremamente difficile. Sono in corso conflitti e sfollamenti nei
governatorati settentrionali, con il rischio di ulteriori escalation e
insicurezza nel resto del Paese.
Della situazione in Siria si occupa, con un documento, Save the Children.
A fine 2019, nel nord-ovest del Paese, si è verificato un aumento delle violenze, terminato con un cessate il fuoco voluto a febbraio 2020, mentre attacchi aerei, bombardamenti e combattimenti a terra si sono intensificati nelle aree oltre le linee di conflitto nord-occidentali, causando l’uccisione di centinaia di civili e lo sfollamento di più di 850.000 persone.
Il conflitto comunque ha causato centinaia di migliaia di morti, sfollamenti di massa e distruzione di infrastrutture civili.
La forte recessione dell’economia siriana, la svalutazione, l’aumento dei prezzi, il tasso di disoccupazione oltre il 50% hanno portato a un forte aumento dell’insicurezza alimentare che, a luglio 2020, ultimo dato disponibile, colpiva 9,3 milioni di persone.
La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione del Paese, aumentando il tasso di disoccupazione e colpendo un sistema sanitario già fragile, in cui solo il 58% degli ospedali risulta completamente funzionante.
Le infrastrutture civili e i servizi pubblici, tra cui l'approvvigionamento idrico, l'elettricità, scuole e sanità sono state fortemente impattate dal conflitto, e oltre un terzo della popolazione non ha accesso all’acqua corrente.
I campi per sfollati nel Paese presentano condizioni di vita inadeguate, senza accesso a ripari, acqua potabile, cibo, assistenza sanitaria e psicologica adeguata.
Oltre 10 anni di conflitto in Siria hanno colpito più duramente coloro che sono meno responsabili: i bambini e le bambine.
Si stima che quasi 12.000 bambini e bambine siano stati uccisi o feriti in questo arco temporale, e attualmente il 90% dei minori in Siria necessita di assistenza umanitaria.
Oltre 1.300 strutture sanitarie ed educative, incluse le scuole, sono state direttamente oggetto di attacchi.
Il conflitto inoltre ha avuto un impatto drammatico sul benessere fisico, mentale e psicosociale dei minori.
Milioni di bambine e bambini in Siria vivono nella paura quotidiana che bombardamenti aerei possano distruggere le loro case e uccidere i loro cari; hanno paura di non poter più andare a scuola, sono spaventati perché non sanno se riusciranno ad avere un pasto fisso, hanno paura perché potrebbero essere separati dalla propria famiglia in qualsiasi momento.
Attualmente sono 2,4 milioni i bambini e le bambine
che non vanno a scuola, con altri 1,3 milioni a rischio di abbandono
scolastico, ostacolando gravemente il loro potenziale di sviluppo e mettendone
molti a rischio di violenza e sfruttamento.
Molti ragazzi (dai 7 anni in su) vengono reclutati in gruppi armati, mentre chi riesce a sfuggire alle milizie è obbligato a lavorare, alcuni sono impegnati in negozi o garage, altri in lavori occasionali come la vendita di merci per strada o porta a porta.
Spesso si tratta di bambini e bambine provenienti dalle case più povere, o che hanno perso uno o entrambi i genitori.