In Italia non è
consentita l’eutanasia o il suicidio assistito. Da alcuni anni è stata
presentata in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia,
ma tale proposta non è stata nemmeno esaminata.
In realtà alcuni (molti?) cittadini italiani possono usufruire del suicidio assistito.
In primo luogo se trovano medici compiacenti che gli aiutano a morire, ovviamente se quei cittadini sono colpiti da malattie inguaribili e che provocano loro dolori insopportabili.
Quindi, sono necessarie le conoscenze (le posso chiamare raccomandazioni?) anche per morire.
Questa è la realtà. Del resto l’Italia è fondata sulle raccomandazioni. Un articolo di questa natura non c’è nella Costituzione, ma nella nostra cosiddetta costituzione materiale c’è, eccome se c’è.
E’ molto triste però che le raccomandazioni, le conoscenze, siano necessarie anche per morire decentemente.
Oppure si può ottenere il suicidio assistito recandosi in altri Paesi europei, anche vicini all’Italia.
Molti si recano, o meglio sono costretti a recarsi, in qualche clinica svizzera.
Il costo totale per sottoporsi al suicidio assistito non è nemmeno molto elevato, circa 5.000 euro.
Anche in questo caso, quindi, se si hanno i soldi si fa tutto.
E’ molto triste però che per morire decentemente sia necessario avere non pochi soldi.
I poveri, pertanto, o coloro che non hanno le conoscenze necessarie, sono costretti a morire con dolore.
Non sarebbe meglio approvare una legge che consenta l’eutanasia?
Peraltro la proposta di legge di iniziativa popolare di cui riferivo all’inizio poneva condizioni piuttosto restrittive affinchè potesse essere praticata l’eutanasia.
All’articolo 2, ad esempio, vi è scritto che l’eutanasia è possibile solo in alcuni casi:
“la richiesta provenga dal paziente, sia attuale e sia inequivocabilmente accertata;
il paziente sia
maggiorenne;
il paziente non
si trovi in stato, neppure temporaneo, di incapacità di intendere e
di volere;
i parenti entro
il secondo grado e il coniuge con il consenso del paziente siano
stati informati della richiesta e, con il consenso del paziente, abbiano avuto
modo
di colloquiare con lo stesso;
la richiesta sia
motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia
produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a
diciotto mesi;
il paziente sia
stato congruamente ed adeguatamente informato delle sue condizioni
e di tutte le possibili alternative terapeutiche e prevedibili sviluppi clinici
ed
abbia discusso di ciò con il medico;
il trattamento
eutanasico rispetti la dignità del paziente e non provochi allo
stesso sofferenze fisiche. Il rispetto delle condizioni predette deve essere
attestato dal medico per iscritto e confermato dal responsabile della struttura
sanitaria ove
sarà praticato il trattamento eutanasico”.
E’ bene precisare, poi, anche se per me sarebbe superfluo, che nessuno è obbligato a sottoporsi all’eutanasia, ovviamente.
Come nessuno è obbligato a divorziare o ad abortire.
Quest’ultimo riferimento l’ho scritto perché anche le leggi che hanno consentito il divorzio e l’aborto furono approvate solo dopo aver superato molte difficoltà e spesso chi le ha osteggiate ragionava come se quelle leggi obbligassero al divorzio o all’aborto.
A me sembra quindi auspicabile che quanto prima si proceda ad approvare una legge che renda possibile in Italia praticare l’eutanasia.
Credo anche che la maggioranza dei cittadini italiani siano a favore di una tale legge, anche se pochi si stanno battendo per farla approvare. Inoltre non molti sottoscrissero la proposta di legge di iniziativa popolare a cui ho fatto riferimento più volte.
Sarebbe pertanto necessario anche un maggiore impegno dei cittadini, non solo dei parlamentari.