In Italia da molti anni ormai si evidenzia la necessità, relativamente alla
spesa pubblica di realizzare un’efficace azione di “spending review”,
un’efficace azione di revisione della spesa tendente a ridurre la spesa
pubblica corrente, soprattutto la parte che determina sprechi che andrebbero
comunque eliminati, per liberare risorse finanziarie da utilizzare o per
aumentare le spese in conto capitale, gli investimenti pubblici cioè, o per
diminuire le imposte. Ma fino ad ora i risultati ottenuti sono stati, del tutto
insufficienti.
Non solo, hanno dato le dimissioni (o sono stati costretti a dare le
dimissioni?) diversi esperti nominati commissari o consulenti per la spending
review. Mi riferisco a Enrico Bondi, a Carlo Cottarelli e a Roberto Perotti.
Quindi si deve concludere che un’efficace azione di revisione della spesa
pubblica in Italia è impossibile, anche perché gli insuccessi hanno interessato
diversi governi, dal governo Monti a quello presieduto da Letta e per ultimo al
governo Renzi, per non parlare poi di quelli ancora precedenti?
Io spero che non si debba pervenire a tale conclusione, anche se quanto
avvenuto, ormai da molti anni purtroppo, potrebbe avvalorarla.
E i motivi degli insuccessi nell’azione di spending review? E i
responsabili?
Per quanto riguarda i responsabili sono da individuare certamente nei
presidenti del Consiglio e nei ministri che si sono succeduti nel corso degli
anni. Ma non solo loro. Le responsabilità vanno attribuite anche ai dirigenti
di maggiore livello dei diversi ministeri. Ai burocrati insomma.
Per quanto riguarda i motivi, è più difficile individuarli, anche perché
sono diversi.
A mio avviso, il motivo principale risiede nel fatto che si riducono certe
spese pubbliche correnti vengono danneggiati gli interessi di diverse
componenti della società italiana, spesso piuttosto ampie e senza dubbio molto
influenti.
Quindi il motivo principale può essere individuato nel timore di alienarsi
il consenso politico di alcune parti della società italiana, quanto meno nel breve
periodo.
Ciò che sfugge, però, a chi frappone ostacoli di varia natura, per quel
motivo, alla realizzazione di un’efficace azione di spending review è che, se
essa invece fosse attuata, si potrebbero ottenere, forse non nel breve periodo,
ma sicuramente nel medio periodo, vasti consensi politici in ceti sociali
i quali attualmente sono molto attratti dalla cosiddetta antipolitica e che
spesso non vanno nemmeno più a votare, astenendosi.
Concludo questo post riportando una parte delle conclusioni di Carlo
Cottarelli, contenute nel suo libro “La lista della spesa, la verità sulla
spesa pubblica italiana e su come si può tagliare”, relativamente ai quattro
ostacoli strategici che a suo avviso impediscono la realizzazione di
un’efficace azione di spending review:
“Primo, bisogna chiarire, in termini di principi generali, quale un governo
ritenga sia il ruolo appropriato per la spesa pubblica, ossia quali siano i
confini ritenuti adeguati per quello che il settore pubblico deve fare rispetto
a quello che deve fare il settore privato. Questi principi generali dovranno
guidare l’azione di revisione della spesa…
Secondo ostacolo strategico: occorre essere consapevoli fino in fondo di
una cosa apparentemente ovvia, e cioè che la spesa pubblica primaria è fatta
solo di tre cose: acquisti di beni e servizi, spese di personale e soldi che le
pubbliche amministrazioni danno a famiglie, imprese e all’estero. Quindi, le
operazioni di efficientamento di qualunque genere comportano risparmi
potenziali in tutte queste aree…
Terzo ostacolo strategico: occorre definire bene le priorità nell’azione
legislativa evitando di mettere troppa carne al fuoco. Credo che siano state
fatte troppe leggi in Italia, spesso non ben pensate. Meglio sarebbe farne di
meno ma migliori. Bisogna semplificare, semplificare, semplificare.
Quarto e ultimo ostacolo strategico: occorre riconoscere che spesso scelte
impopolari sono necessarie. La revisione della spesa può comportare anche
revisioni di programmi che toccano non solo i soliti ‘pochi privilegiati’ ma
anche un’ampia fascia della popolazione. Rilanciare l’economia attraverso una
riduzione della pressione fiscale finanziata da tagli della spesa - o anche
trovare risorse per esborsi effettivamente produttivi – alla fine porta
benefici per tutti, attraverso una maggiore crescita, anche se questi benefici
non sono percepiti nell’immediato. Da qui l’impopolarità dei tagli di spesa nel
breve termine. E’ necessario adottare una visione di più ampio respiro”.
Io concordo, nel complesso, con quanto scritto da Cottarelli, soprattutto
su quello da lui definito quarto ostacolo strategico che, a mio avviso, è
decisamente il più importante ed è quello che dovrebbe essere superato prima
degli altri.