Per Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni, la
relazione annuale del ministero della Sanità evidenzia peculiarità tutte
italiane: “Tra obiezione di coscienza e chiusura dei consultori, le donne hanno
paura di recarsi in struttura per l'interruzione di gravidanza”. E, di
conseguenza, tendono ad aumentare gli aborti clandestini.
Filomena Gallo ha esaminato l’attuale stato di
attuazione della legge che consente, a certe condizioni, l’interruzione di
gravidanza in un’intervista di Giacomo Russo Spena, rilasciata a “Micromega”.
E ho deciso quindi di riportare, per il loro
interesse, le risposte di Filomena Gallo ad alcune domande.
Con 11 mesi di ritardo - come denunciato anche dall'associazione
Luca Coscioni - è uscito finalmente il report sull'applicazione della legge
194. Dà una lettura divergente rispetto a quella del ministero?
La relazione evidenzia la peculiarità tutta italiana dell’andamento dei tassi di abortività: quasi ovunque dopo la legalizzazione si ha una diminuzione progressiva, seguita da una stabilizzazione che si mantiene negli anni; in Italia, al contrario, dal 2005, i tassi di abortività sono diminuiti significativamente di anno in anno. Le dottoresse Mirella Parachini e Anna Pompili su www.quotidianosanita.it commentano questi dati sostenendo che, mentre nella relazione si attribuisce tale riduzione ad una serie di fattori - tra cui l’eliminazione dell’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza per le maggiorenni e l’aumento dell’uso di contraccettivi - questa lettura fatica ad essere convincente: come si spiega infatti la più netta riduzione dei tassi di abortività tra le minorenni, per le quali persiste l’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza? La verità è che stanno aumentando le donne che, tristemente, ricorrono all'aborto clandestino.
Le statistiche ci dicono che il 68% dei ginecologi sposa l'obiezione di coscienza. Ciò sta portando in alcune regioni (come il Molise) all'impossibilità per la donna di abortire. In questo momento la 194 è sotto attacco?
Dire che è “sotto attacco” non è certo un'esagerazione: viene da pensare che lo sia da sempre. E’ la legge la cui applicazione viene maggiormente monitorata, ma su cui ogni anno ci ritroviamo a fare le stesse riflessioni, ovvero quanto sia difficile per una donna esercitare la sua libertà di scelta in materia di interruzione di gravidanza. Chissà perché si fa un gran parlare del corpo delle donne, dell'importanza delle pari opportunità delle donne nella società, eppure le battaglie che non ci è ancora stato permesso di vincere sono proprio quelle sul diritto delle donne a compiere le loro libere scelte riproduttive. In Lombardia, altra regione “sofferente” per il numero di obiezioni, dove le donne faticano a vedere riconosciuto il proprio diritto ad un aborto sicuro, a ricevere informazioni sulla sua prevenzione e ad accedere alla contraccezione, d’emergenza e non, si registrano sempre più frequenti notizie relative all’aumento numerico degli aborti clandestini, con tutti i rischi che ne conseguono per la salute delle donne, in particolare quelle in posizione di maggiore fragilità.
Per questo avete da poco lanciato insieme ad altre associazioni la campagna “Aborto al Sicuro”?
Speriamo di poter replicare anche in altre regioni una proposta di legge che mira a introdurre a livello regionale una serie di soluzioni che possano facilitare l’applicazione della legge 194/78, come ad esempio: la costituzione di un centro di informazione e coordinamento, prevedendo il monitoraggio dell’obiezione di coscienza; la conferma dell’attribuzione ai consultori familiari di una funzione centrale e informazione e accesso gratuito alla contraccezione in fase post-abortiva.
Sarebbe favorevole ad un provvedimento per la cancellazione dell'obiezione di coscienza per i medici?
Il motto dell'associazione Luca Coscioni è “Liberi di scegliere, dall’inizio alla fine”. Noi non vogliamo la cancellazione dell'obiezione di coscienza, non ci siamo mai battuti per questo proprio in virtù del motto che ci contraddistingue: ma vogliamo che non venga leso il diritto di chi ha le condizioni previste dalla 194 per ricorrere alla Ivg. Il fronte dell’obiezione di coscienza si mantiene al 68.4% di obiettori tra i ginecologi e il 45.6% degli anestesisti. Una flessione rispetto al 2017, certo, ma non è abbastanza. Le nostre proposte in questo campo sono da sempre le stesse: creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza; elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza; concorsi pubblici riservati a medici non obiettori e obiettori al 50% per la gestione dei servizi di Interruzione volontaria di gravidanza; utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori; deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di interruzione volontaria di gravidanza sono scoperti. Lo Stato deve garantire che una donna che si reca in ospedale abbia l'opportunità di trovare sia un medico obiettore che uno non-obiettore nello stesso turno: anche l'ultima relazione evidenza dati di obiezione di coscienza davvero preoccupanti, che inoltre mettono in luce la difficoltà dei professionisti non obiettori a farsi carico dell'enorme mole di lavoro che riguarda l'interruzione di gravidanza.
Quando si parla di Ivg, gli oppositori portano ad esempio le esperienze di chi ha sofferto per questa scelta (che ovviamente esistono) per limitare la libertà delle donne e si tende a sottacere, invece, le voci che l'hanno vissuta in assoluta tranquillità. E’ così?
Io direi piuttosto che è un tabù sociale: le donne hanno ancora paura, in fondo, di essere giudicate su questo tema, per questo non riescono ancora a parlarne pubblicamente. Ci sono migliaia di storie che non sappiamo di donne che non hanno passato l'inferno per interrompere una gravidanza - che non significa aver operato questa scelta “alla leggera”: vuol dire semplicemente che alla riflessione ha fatto seguito un processo non traumatico. Ogni storia di vita è diversa, affermare “tout court” che l'aborto è un'esperienza di sofferenza racconta solo una parte di narrazione, ma non prende in considerazione le tante altre storie sommerse di chi invece, semplicemente, lo vive come un accadimento della vita, che non ha lasciato particolari strascichi di sofferenza, ma di cui semplicemente non parla per non essere additata da una società ancora molto giudicante su questi temi.
Vi state battendo anche per garantire la gratuità della contraccezione: è l'unica vera prevenzione del ricorso all’aborto?
La gratuità della contraccezione, come anche la facilitazione dell'accesso alla contraccezione d'emergenza, è sicuramente fondamentale nella prevenzione dell'interruzione di gravidanza, ma anche l'educazione lo è: crediamo che debba cadere il tabù su questi temi. Siamo nel 2019, i giovani si informano - per la maggior parte in modo errato - sui social o su siti con contenuti inadeguati alle loro necessità e richieste, l'età del primo rapporto sessuale si è ulteriormente abbassata: è ora di parlare con loro, a casa e nelle scuole, rispondere alle loro domande, aiutarli nel tutelare la loro salute e le loro scelte in campo sessuale. Come anche è necessario far sì che le donne possano sentirsi libere di fare scelte che non includono la genitorialità senza sentire alcun senso di colpa o, diversamente, aiutarle a diventare madri se è ciò che vogliono. Una donna che interrompe una gravidanza non lo fa “a cuor leggero”, e se le si può rendere questo passaggio il meno traumatico possibile è giusto che il governo si adoperi a questo scopo ed utilizzi ogni tipologia di politica migliorativa a questo fine. Le donne devono essere tutelate in qualunque percorso decidano di intraprendere.
La relazione evidenzia la peculiarità tutta italiana dell’andamento dei tassi di abortività: quasi ovunque dopo la legalizzazione si ha una diminuzione progressiva, seguita da una stabilizzazione che si mantiene negli anni; in Italia, al contrario, dal 2005, i tassi di abortività sono diminuiti significativamente di anno in anno. Le dottoresse Mirella Parachini e Anna Pompili su www.quotidianosanita.it commentano questi dati sostenendo che, mentre nella relazione si attribuisce tale riduzione ad una serie di fattori - tra cui l’eliminazione dell’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza per le maggiorenni e l’aumento dell’uso di contraccettivi - questa lettura fatica ad essere convincente: come si spiega infatti la più netta riduzione dei tassi di abortività tra le minorenni, per le quali persiste l’obbligo di prescrizione medica dei contraccettivi di emergenza? La verità è che stanno aumentando le donne che, tristemente, ricorrono all'aborto clandestino.
Le statistiche ci dicono che il 68% dei ginecologi sposa l'obiezione di coscienza. Ciò sta portando in alcune regioni (come il Molise) all'impossibilità per la donna di abortire. In questo momento la 194 è sotto attacco?
Dire che è “sotto attacco” non è certo un'esagerazione: viene da pensare che lo sia da sempre. E’ la legge la cui applicazione viene maggiormente monitorata, ma su cui ogni anno ci ritroviamo a fare le stesse riflessioni, ovvero quanto sia difficile per una donna esercitare la sua libertà di scelta in materia di interruzione di gravidanza. Chissà perché si fa un gran parlare del corpo delle donne, dell'importanza delle pari opportunità delle donne nella società, eppure le battaglie che non ci è ancora stato permesso di vincere sono proprio quelle sul diritto delle donne a compiere le loro libere scelte riproduttive. In Lombardia, altra regione “sofferente” per il numero di obiezioni, dove le donne faticano a vedere riconosciuto il proprio diritto ad un aborto sicuro, a ricevere informazioni sulla sua prevenzione e ad accedere alla contraccezione, d’emergenza e non, si registrano sempre più frequenti notizie relative all’aumento numerico degli aborti clandestini, con tutti i rischi che ne conseguono per la salute delle donne, in particolare quelle in posizione di maggiore fragilità.
Per questo avete da poco lanciato insieme ad altre associazioni la campagna “Aborto al Sicuro”?
Speriamo di poter replicare anche in altre regioni una proposta di legge che mira a introdurre a livello regionale una serie di soluzioni che possano facilitare l’applicazione della legge 194/78, come ad esempio: la costituzione di un centro di informazione e coordinamento, prevedendo il monitoraggio dell’obiezione di coscienza; la conferma dell’attribuzione ai consultori familiari di una funzione centrale e informazione e accesso gratuito alla contraccezione in fase post-abortiva.
Sarebbe favorevole ad un provvedimento per la cancellazione dell'obiezione di coscienza per i medici?
Il motto dell'associazione Luca Coscioni è “Liberi di scegliere, dall’inizio alla fine”. Noi non vogliamo la cancellazione dell'obiezione di coscienza, non ci siamo mai battuti per questo proprio in virtù del motto che ci contraddistingue: ma vogliamo che non venga leso il diritto di chi ha le condizioni previste dalla 194 per ricorrere alla Ivg. Il fronte dell’obiezione di coscienza si mantiene al 68.4% di obiettori tra i ginecologi e il 45.6% degli anestesisti. Una flessione rispetto al 2017, certo, ma non è abbastanza. Le nostre proposte in questo campo sono da sempre le stesse: creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza; elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza; concorsi pubblici riservati a medici non obiettori e obiettori al 50% per la gestione dei servizi di Interruzione volontaria di gravidanza; utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori; deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di interruzione volontaria di gravidanza sono scoperti. Lo Stato deve garantire che una donna che si reca in ospedale abbia l'opportunità di trovare sia un medico obiettore che uno non-obiettore nello stesso turno: anche l'ultima relazione evidenza dati di obiezione di coscienza davvero preoccupanti, che inoltre mettono in luce la difficoltà dei professionisti non obiettori a farsi carico dell'enorme mole di lavoro che riguarda l'interruzione di gravidanza.
Quando si parla di Ivg, gli oppositori portano ad esempio le esperienze di chi ha sofferto per questa scelta (che ovviamente esistono) per limitare la libertà delle donne e si tende a sottacere, invece, le voci che l'hanno vissuta in assoluta tranquillità. E’ così?
Io direi piuttosto che è un tabù sociale: le donne hanno ancora paura, in fondo, di essere giudicate su questo tema, per questo non riescono ancora a parlarne pubblicamente. Ci sono migliaia di storie che non sappiamo di donne che non hanno passato l'inferno per interrompere una gravidanza - che non significa aver operato questa scelta “alla leggera”: vuol dire semplicemente che alla riflessione ha fatto seguito un processo non traumatico. Ogni storia di vita è diversa, affermare “tout court” che l'aborto è un'esperienza di sofferenza racconta solo una parte di narrazione, ma non prende in considerazione le tante altre storie sommerse di chi invece, semplicemente, lo vive come un accadimento della vita, che non ha lasciato particolari strascichi di sofferenza, ma di cui semplicemente non parla per non essere additata da una società ancora molto giudicante su questi temi.
Vi state battendo anche per garantire la gratuità della contraccezione: è l'unica vera prevenzione del ricorso all’aborto?
La gratuità della contraccezione, come anche la facilitazione dell'accesso alla contraccezione d'emergenza, è sicuramente fondamentale nella prevenzione dell'interruzione di gravidanza, ma anche l'educazione lo è: crediamo che debba cadere il tabù su questi temi. Siamo nel 2019, i giovani si informano - per la maggior parte in modo errato - sui social o su siti con contenuti inadeguati alle loro necessità e richieste, l'età del primo rapporto sessuale si è ulteriormente abbassata: è ora di parlare con loro, a casa e nelle scuole, rispondere alle loro domande, aiutarli nel tutelare la loro salute e le loro scelte in campo sessuale. Come anche è necessario far sì che le donne possano sentirsi libere di fare scelte che non includono la genitorialità senza sentire alcun senso di colpa o, diversamente, aiutarle a diventare madri se è ciò che vogliono. Una donna che interrompe una gravidanza non lo fa “a cuor leggero”, e se le si può rendere questo passaggio il meno traumatico possibile è giusto che il governo si adoperi a questo scopo ed utilizzi ogni tipologia di politica migliorativa a questo fine. Le donne devono essere tutelate in qualunque percorso decidano di intraprendere.