E’ stata resa
nota la quindicesima edizione del “rapporto Italiani nel Mondo”, curato dalla
fondazione Migrantes. E’ articolato in quattro sezioni: flussi e presenze; speciale
Province d’Italia; l’Italia della mobilità: dai costi alle risorse, dalle
partenze ai rientri, dall’inverno demografico alla primavera italiana; gli
italiani in Europa e la missione cristiana.
Il volume raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia.
La trattazione di questi temi procede a livello statistico, di riflessione teorica e di azione empirica attraverso indagini qualitative e quantitative.
In questa edizione ci si misura con il dettaglio territoriale provinciale unendo l’analisi dei dati più recenti a quella degli ultimi quindici anni, periodo che rappresenta il lungo percorso compiuto dal presente progetto editoriale e culturale dedicato dalla fondazione Migrantes alla mobilità italiana.
Al 1° gennaio 2020 la popolazione residente in Italia era composta di 60.244.639 persone.
Alla stessa data gli iscritti all’Aire (anagrafe italiani residenti all’estero) erano 5.486.081, il 9,1%.
In valore assoluto si sono registrate quasi 198.000 iscrizioni in più rispetto all’anno precedente (variazione 3,6%).
Se a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di quasi 189.000, gli iscritti all’Aire sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% che diventa il 7,3% nell’ultimo triennio.
Tutti i contesti regionali con due sole eccezioni (nel 2019 erano quattro) - la Lombardia e l’Emilia-Romagna - perdono abitanti mentre gli iscritti all’Aire crescono in tutte le regioni.
La presenza italiana nel mondo è soprattutto meridionale (2,6 milioni, 48,1%) di cui il 16,6% (poco più di 908.000) delle Isole; quasi 2 milioni (36,2%) sono originari del Nord Italia e quasi 861.000 (15,7%) del Centro.
Scendendo al dettaglio provinciale, il primo territorio che si contraddistingue, con 371.379 iscritti, è quello di Roma e, a seguire, due province “minori” - Cosenza (178.121) e Agrigento (157.709) - rispetto ai successivi luoghi che comprendono nuovamente le metropoli più grandi e, allo stesso tempo, i capoluoghi di regione come Milano (149.000), Napoli (quasi 146.000), Salerno (144.000) e Torino (quasi 132.000).
Il dettaglio comunale, invece, riporta nelle prime posizioni per numero di iscritti all’Aire, solo le città italiane più grandi, tutte capoluoghi di regione: nell’ordine, Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova e Palermo.
La presenza italiana nel mondo si conferma soprattutto europea.
Il Vecchio Continente con il 54,4% degli iscritti Aire, quasi 3 milioni - di questi, 2,2 milioni residenti nei paesi dell’Ue - registra i numeri più consistenti.
A seguire, l’America con il 40,1% (oltre 2,2 milioni) e soprattutto l’America centro-meridionale (32,3%, oltre 1,7 milioni) mentre il 2,9% (158.000) si colloca in Oceania.
Infine, oltre 73.000 presenze si registrano in Asia e poco più di 70.000 in Africa (entrambe 1,3%).
Le comunità più consistenti sono, nell’ordine, quella argentina (869.000), tedesca (785.088), svizzera (633.955), brasiliana (477.952), francese (434.085), inglese (359.995), statunitense (283.350) e belga (274.404).
Seguono nazioni - Spagna, Australia, Canada, Venezuela e Uruguay - con comunità al di sotto delle 200.000 unità e, dal Cile in poi, Paesi al di sotto delle 62.000 unità.
Da gennaio a dicembre 2019 si sono iscritti all’Aire 257.812 cittadini italiani (erano poco più di 242.000 l’anno prima) di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 6,7% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,6% per acquisizione di cittadinanza, lo 0,7% per trasferimento dall’Aire di altro comune e, infine, il 2,7% per altri motivi.
In valore assoluto, quindi, nel corso del 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente).
In soli 4 anni le peculiarità di chi parte dall’Italia sono completamente cambiate più volte.
Se dal 2017 al 2018 è stato riscontrato un certo protagonismo degli anziani, nell’arco degli ultimi quattro anni si rileva una crescita nelle partenze di minori dai 10 ai 14 anni (+11,6%) e di adolescenti dai 15 ai 17 anni (+5,4%), ai quali si uniscono i giovani (+9,3% dai 18 ai 34 anni) e gli adulti maturi (+9,2% dai 50 ai 64 anni).
L’ultimo anno rispecchia la tendenza complessiva: l’Italia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di Paesi altri che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione.
Il 72,9% dei quasi 131.000 iscritti all’Aire da gennaio a dicembre 2019 si è iscritto in Europa e il 20,5% in America (di questi, il 14,3% in quella meridionale).
Sono 186 le destinazioni scelte da chi ha deciso di risiedere all’estero nell’ultimo anno.
Tra le prime 20 mete vi sono nazioni di quattro continenti diversi, ma ben 14 sono Paesi europei.
In quarta posizione troviamo il Brasile che insieme all’Argentina (8° posto) e agli Stati Uniti (7° posto) rappresentano il continente americano che si completa dell’Oceania con l’Australia (9° posto), dell’Asia (Emirati Arabi, 19° posto) e dell’Africa (Tunisia, 23° posto).
Nelle prime posizioni si fanno notare paesi di “storica” presenza migratoria italiana.
Al primo posto, ormai da diversi anni, vi è il Regno Unito (quasi 25.000 iscrizioni, il 19,0% del totale) per il quale vale sia il discorso di effettive nuove iscrizioni sia quello di emersioni di connazionali da tempo presenti sul territorio inglese e che, in virtù della Brexit, hanno deciso di regolarizzare ufficialmente la loro presenza complice il complesso e confusionario processo di transizione rispetto ai diritti, ai doveri, al riconoscimento o meno di chi nel Regno Unito già risiedeva e lavorava da tempo.
A seguire la Germania (19.253, il 14,7%) e la Francia (14.196, il 10,8%), nazioni che continuano ad attirare italiani soprattutto legati a tradizioni migratorie di ricerca di lavori generici da una parte - si pensi a tutto il mondo della ristorazione e dell’edilizia - e specialistici dall’altra, legati al mondo accademico, al settore sanitario o a quello ingegneristico di area internazionale.
Va considerato, inoltre, il mondo creativo e artistico italiano che trova terreno fertile in nazioni come la Francia e la Germania e, in particolare, in città come Parigi e Berlino.