In un’intervista
rilasciata a “Repubblica”, Francesco Guccini ha espresso
una valutazione poco lusinghiera sulla musica di oggi. E a mio avviso Guccini ha pienamente ragione.
Cosa sostiene Guccini?
“La musica di oggi? Ho 81 anni e non capisco niente, ma è anche vero che non ascolto musica, se non per caso. Quando sono in macchina con mia moglie lei mette la radio ma io le chiedo di spegnere. E comunque il problema è che non sembrano canzoni belle o brutte, mi sembrano inutili. ogni tanto mi viene da pensare a vecchissime canzoni come Signorinella, Vecchia America, c’erano storie, parole messe bene insieme. La realtà pullula di giovani cantautori, ma non arrivano a nessuno”.
E anche Morgan gli ha dato ragione.
A me non piace molto Morgan, per vari motivi, ma questa volta Morgan ha colto nel segno.
Morgan ha rilevato:
“Francesco Guccini ha ragione.
Oggi in Italia viviamo nel mezzo di una grande occasione perduta: ci sono due filoni fondamentali, il trap e l’indie, molto diversi l’uno dall’altro.
Il trap è la musica della strada, che in realtà ha più coraggio, molti dei testi sono audaci, azzardati, ma si muovono nella direzione sbagliata perché sono volgari e violenti. Hanno la forza della trasgressione, nelle loro canzoni c’è la lotta e la lotta nella canzone ci sta perfettamente, anche Guccini ce la metteva.
Ma questa lotta è tenuta a bada, controllata, manipolata, posseduta dal sistema. Il sistema controlla la rivoluzione ma la rivoluzione deve sfuggire al controllo, mentre invece i trapper sono catturati, sono ribelli in cattività.
L’indie è il vuoto dei contenuti.
In teoria i rappresentanti dell’indie potrebbero parlare, ne hanno la possibilità, ma sono borghesi che fingono di essere ribelli, radical chic, producono musica che non ha valore morale, contenuto, lotta, parlano solo di stronzate, raccontano le loro seratine e i loro amorini, cavolate della vita borghese media.
Sono travestiti da ribelli ma quando vanno a casa fanno i conti con le famiglie che gli dicono con chi si devono sposare. E quindi abbiamo canzoni senza cantautori, canzoni esteticamente pregevoli in cui dentro si respira il vuoto della nostra società, canzoni inefficaci.
Ecco, la canzone di oggi è fatta da leoni in gabbia o da leoni che dimenticando la loro natura si sono messi in giacca e cravatta.
Morgan parla di occasione perduta perché “i giovani ci sono, sono tanti, ma non colgono l’occasione che hanno davanti”.
Il cantautore “è un umanista, è una figura che mette insieme il vecchio e il nuovo, il trasgressivo e l’istituzionale, una figura di grande equilibrio, perché comunica quello che per le persone è importante e le accompagna per tutta la vita.
E’ un ruolo fondamentale per il benessere della gente, perché le canzoni sono parte del nostro universo emotivo. Se pensiamo solo al denaro non andiamo da nessun parte, se parliamo di musica, di filosofia, di poesia, di canzone, potremmo essere migliori”.
Io apprezzavo e apprezzo soprattutto tre cantautori, Guccini appunto, che ha smesso di esibirsi, De Andrè, che è morto, e De Gregori, che per fortuna continua a comporre e ad esibirsi.
I tre sono dei “giganti” rispetto ai cantautori e alle cantautrici di oggi.
Non c’è alcun dubbio.
Io credo che si stia assistendo ad un evidente declino della musica italiana.
Aggiungo che tale declino si inserisce, a mio avviso, nell’ambito di un più generale declino della cultura italiana.
Sarebbe interessante provare a individuarne le cause.
Ma non è questa la sede per farlo e, poi, non credo di essere in grado di farlo.
Comunque, quello che è certo, Guccini ha ragione, purtroppo.